Il mio DPCM di Occam – Fase 2

Credo che nel passare dalla fase 1 alla fase 2 si stia perdendo di vista l’obiettivo e la reale necessità di farlo.

Ritengo che l’impellente necessità di passare alla fase 2 sia quella di evitare al Paese che, dai morti di Coronavirus, si passi ai morti di fame per i prossimi anni. Per questo, giustamente, la politica governa il Paese ascoltando gli esperti ma contemperando nello stesso tempo le esigenze della Nazione. Giustamente il virologo esprime le sue considerazioni rispetto al suo campo di azione e ci dice che la situazione è tutt’altro che rosea: ci sono ancora tantissimi infetti e le curve di contagio sono in alcune regioni molto alte, con la possibilità che la fine del lockdown possa portare in pochi giorni ad una curva esponenziale come quella vista a marzo. Non entro ora nella diatriba sulla possibilità di differenziare le misure su base regionale (cosa che credo possa avere senso ma è una mia opinione personale ed è comunque contemperato per i prossimi passaggi nel diagramma di flusso dell’ultimo DPCM). Non entro nemmeno nella diatriba (non di poco conto e tutt’altro che scontata) fra Parlamento e Governo su chi debba definire come impostare i prossimi passaggi. Mi limito ad un generico “la politica” e dico che la politica ascolta i virologi e quindi ha chiaro il rischio che si corre passando alla fase 2. Allo stesso tempo la politica osserva i dati e conosce la situazione economica e sociale del Paese; sa quindi che un’estensione del lockdown ferreo della fase 1 porterebbe a conseguenze nel medio e breve periodo devastanti dal punto di vista economico e sociale in termini di crollo del PIL, necessità aggiuntive di indebitamento, sanità mentale di molti, tensioni sociali, famiglie che entrano anche per la prima volta sotto la soglia della povertà e tanto tanto altro.

È importante quindi, ora che la situazione nelle terapie intensive è meno pressante per il SSN, passare alla fase 2. Il primo passo è di sicuro riaprire le fabbriche e quindi garantire la ripresa di un buon pezzo di PIL. Allo stesso tempo si deve ripartire con alcuni esercizi commerciali oggi chiusi: a scaglioni, seguendo un programma in base al rischio di assembramento prodotto dalla riapertura ecc ecc…

Abbiamo detto però che non esistono solo problemi sociali indiretti dovuti al crollo dell’economia, ma anche più diretti rispetto al lockdown. Quindi nella fase 2 si deve includere la possibilità di fare sport o passeggiare in solitaria (o insieme a chi già si convive) per ritemprare fisico e mente.

Fino a qui tutto fila.

Si arriva poi alla necessità di incontrarsi con gli affetti: i “congiunti”. Si entra quindi in un terreno friabile (o franabile direbbe Aldo) in cui la polemica è dietro l’angolo e qualsiasi decisione si prenda, qualcuno avrà da ridire in un senso o in quello opposto.

Si ritiene infatti che si debba permettere di fare visita ai propri affetti stabili, che ovviamente comprendono i parenti più prossimi ma per alcuni anche fidanzati/e non conviventi e amici.

Qui tutto si complica e, se prima la politica doveva contemperare gli aspetti sanitari con quelli macro/micro economici e psicologici, ora si passa a contemperare gli aspetti sanitari con quelli più filosofici e di efficacia legislativa.

Sappiamo infatti tutti che una “legge” inapplicabile è una cattiva legge e che nessuna norma, men che meno legata alla prevenzione della diffusione di una pandemia, possa essere legata al buonsenso delle persone (non apro una parentesi sul buonsenso delle persone). Allo stesso tempo è vero (a mio modesto avviso) che uno Stato non debba entrare nel merito di categorie come gli affetti stabili che non appartengono al linguaggio che deve essere ad esso proprio.

Qui interviene per me il “rasoio di Occam”:

«Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem»

«Non moltiplicare gli elementi più del necessario»;«Pluralitas non est ponenda sine necessitate»

«Non considerare la pluralità se non è necessario»;

«Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora»

«È inutile fare con più ciò che si può fare con meno».

I postulati di partenza sono chiari: contemperare esigenze sanitarie con esigenze di ripresa economica + esigenze fisiche e mentali delle persone costrette a casa da diverse settimane.Il principio base deve essere quindi di limitare l’allentamento delle misure al minimo indispensabile per garantire le esigenze di cui sopra senza pregiudicare il lavoro e i sacrifici di 2 mesi.

Non me ne vorranno quindi lorsignori se avrei valutato maggiormente opportuno che lo Stato parlasse ai cittadini con il linguaggio del Codice Civile, perché nessuno parla di “stato etico” quando si dettano i criteri per la ripartizione dell’eredità o quando il Codice determina i diritti e i doveri di chi si lega attraverso gli istituti del Matrimonio o dell’Unione Civile. Lo Stato non può fare altro che parlare con le categorie che esso stesso può riconoscere e che un pubblico ufficiale deve poter verificare. In caso contrario, si fa semplice propaganda e un decreto così importante diventa un “liberi tutti”, per cui da domani tutti avranno la possibilità di raccontare ad un pubblico ufficiale che il motivo per cui si trovano a 30 km da casa è che stanno andando a trovare la fidanzata o il fidanzato (basterà mettersi d’accordo con un conoscente di una determinata zona della propria regione).

Per questo avrei preferito parole più chiare rispetto ai rischi che corriamo sottovalutando questa ripartenza e che nel DPCM si limitassero le visite ai parenti fino al secondo grado (marito/moglie – genitori – fratelli/sorelle – nonni) + persone unite civilmente.

Per me da domani non cambierà nulla: continuerò a vedere i miei genitori dal cortile del loro condominio per portargli la spesa perché, facendo la spesa (seppur 1 volta a settimana e con guanti e mascherina) e vivendo con una persona che deve lavorare a contatto con altre persone e prendere la metro per recarsi a lavoro, ho continue occasioni di contagio e sento una grossa responsabilità verso di loro che rientrano fra le categorie a rischio per età e patologie.

Se andrete a trovare un amico o un vostro affetto stabile senza vedere il quale non avreste problemi psicologici da qui a un mese, moltiplicherete le occasioni di contagio vostre e dei vostri “congiunti” aumentando così la possibilità che voi, o persone a voi care, possiate infettare altri più fragili riportando il gioco dell’oca in cui ci troviamo al punto di partenza con tanti nuovi morti ed un nuovo lockdown dalle conseguenze devastanti.

L’appello al buonsenso delle persone è che si evitino tutti gli spostamenti non necessari per motivi di lavoro, salute (fisica e mentale) o necessità (fare la spesa in modo oculato e riducendo al minimo le uscite + assistenza a chi è più debole e/o è bene non esca di casa). Ma io del buonsenso di una buona parte delle persone non ho detto cosa penso…

Francesco Daniele, classe 1989, Petilia Policastro e Torino (Circ. 3) – Project Quality Engineer e Consigliere Circoscrizione 3

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